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Di Venere e di Marte non si sposa e non si parte!!! Così diceva mia nonna, e alla luce dei fatti non eveva poi tutti i torti. Inizia tutto la domenica sera, si pianifica il viaggio alla velocità della luce… e qui poco male, non ci vuole un concilio vaticano per organizzare una vacanza di una settimana in Croazia. Resoconto della discussione: partenza martedì notte (ma perchè poi di notte???), arrivo a Pola mercoledì mattina, niente prenotazione, niente cambio valuta, ritorno il mercoledì successivo… più semplice di così si muore!!! Preparo la valigia il giorno stesso, otto paia di mutande, otto maglie, scatola di Dissenten, boccetto di Novalgina, Daflon 500 (per le emorroidi) e bustine per il mal di denti. Appuntamento (a Pomara) alle nove e mezza, ma io per non fare tardi forse ho cannato da Dio, alle nove (e dieci) sono già sotto casa tua (cit.). Si parte in perfetto orario per Volta Mantovana, carichiamo cognata e bagagli, e via in autostrada. Traffico scorrevole, niente code, visibilità perfetta. Sosta per brioche (stalattite) e caffè dopo Venezia, e via fino all’ultimo rifornimento italiano nei pressi di Trieste. Ci avviamo per il confine… ci siamo quasi… siamo in fila alla dogana… fuori i documenti… ma… A questo punto corre un’esclamazione: “i documenti della macchina p()r[0 d10!!!” Gelo!!! Situazione simile a “Fuga di mezzanotte”, quando il protagonista viene incastrato dai poliziotti turchi a causa del suo eccessivo battito cardiaco. Ci fermiamo davanti al doganiere italiano fingendo indifferenza, mostriamo le carte d’identità e questi ci da il via libera per la Slovenia. Ancora pochi metri e siamo di nuovo in fila; giunto il nostro turno non ci sembra il caso di fermarci, alchè scateniamo le ire del funzionario slavo, leggera retromarcia e leggera rocciata contro la macchina dietro. Cazziatone di rito (meno male… solo il cazziatone…) e strada spalancata in direzione Croazia. Sosta immediata poco distante, cerchiamo i documenti ma niente da fare; telefonata in Padania per avere la conferma che il libretto di circolazione si stava abbronzando al Sole delle Alpi!!! INDIETRO!!! (anche se “indietro non si torna, chi c’ha provato s’è ritrovato a testa in giù”). Tentiamo di mettere una pezza: passare la notte a Trieste e farci spedire i documenti con la posta celere. Troppo semplice??? Sì, troppo semplice… non poteva andare. Una fila interminabile di tornanti ci porta nella città della Bora in un Inferno di zone a traffico limitato. Si trova alloggio solo a prezzi da rapina e solo fino a mezzogiorno, dopo di che scatta ancora la tariffa giornaliera, senza contare poi, che pure l’auto ha bisogno di alloggio, e dalle otto in poi si paga pure quello! Riprendiamo i tornanti e di nuovo in autostrada. Breve sosta per un caffè che non terrebbe sveglio neanche un iperteso, con la notte che sta svanendo alle nostre spalle. Nei pressi di Venezia tentiamo un impossibile sonno ristoratore, in una di quelle piazzole di sosta con i cessi che non vengono mai puliti (e si sente!!!). L’aria è fredda, ma l’omone barbuto si lava ben bene alla fontanella senza trascurare nemmeno l’igiene orale. Da qui in poi il ricordo è piatto, l’auto “si lasciava indietro distanze che sembravano infinite”, e il tempo scorreva a modo suo. Alla tredicesima ora e al settecentesimo kilometro finiva quest’avventura.